Libertà e Dinamismo
1964: un anno in technicolor
Roland Barthes, il famoso filosofo francese, nel suo libro Miti d’oggi (1957), a proposito della plastica ebbe a dire: “Più che una sostanza la plastica è l’idea stessa della trasformazione; essa è, come indica il suo nome volgare, l’ubiquità resa visibile; e proprio in questo, d’altra parte, essa è una materia miracolosa”.
Doveva allora essere proprio la plastica il materiale prediletto per i designer che si trovarono a progettare in quegli anni ‘60: un decennio che vide Brionvega, assieme ad altri illustri compagni di viaggio, cambiare il volto del design italiano (e poi mondiale) e imprimere una traccia indelebile, come una pressa sulla plastica calda, nella cultura di quel dorato decennio.
Sull’onda trasformativa di un’Italia che stava cambiando i suoi usi e costumi, il design trovò il suo ruolo nell’intercettare i desideri e i valori di una nuova generazione di giovani adulti che anelavano consumare la libertà che il mercato gli proponeva. Combinato con il benessere economico di quegli anni, il periodo storico fece la fortuna di alcuni pezzi di design che hanno concluso per rappresentare il Made in Italy nel mondo e poi l’Italia tout court e di cui la Vespa Piaggio non è che un esempio.
Libertà, voglia di cambiamento, rivoluzione, dinamismo. Il nuovo decennio non assomigliava a nulla che si fosse visto negli ordinati anni ‘50. Il design non rimase a guardare questa rivoluzione in corso e inaugurò invece, per alcuni brand poi divenuti storici, una stagione coloratissima di sperimentazione e di fermento creativo come mai se n’era vista prima.
Brionvega ‘60
Precedentemente conosciuta come BP Radio S.r.l. l’azienda cambia nome e nel 1960 nasce il marchio Brionvega, nome che abbinava il cognome dei proprietari dell’azienda, i coniugi Brion, al marchio Vega con cui fino ad allora i suoi prodotti venivano commercializzati.
Cambiando nome, l’azienda cambia anche direzione ed entra decisa nel mondo del disegno industriale. Lo fa attraverso la commercializzazione di pezzi diventati istantaneamente iconici e che raccolgono premi e lodi in giro per il globo.
Il primo vero successo, l’azienda milanese ce l’ha proprio grazie alla coppia formata da Marco Zanuso e da Richard Sapper, che nel 1962 progettano Doney 14’ (il primo televisore a transistor portatile prodotto in Europa) e si aggiudicano il Premio Compasso d’oro.
Nei primi anni ‘60 i due avevano iniziato un’importante collaborazione che sarebbe durata per molti anni.
Brionvega, intuendo le potenzialità dei due, affidò loro, nel 1959, il restyling della produzione con l’ambizione di competere con i produttori giapponesi e tedeschi. Sapper e Zanuso, idearono radio e televisori ben presto divenuti must del design italiano.
La coppia è fondamentale nell’imprimere in quei primi anni di successo il dinamismo caratteristico di Brionvega.
Zanuso/ Sapper
Marco Zanuso può essere considerato uno dei padri fondatori del design industriale italiano. A lui va il merito di aver acceso, assieme ad altri, il dibattito nel dopoguerra sul “movimento moderno” nell’architettura e nel design. Zanuso è stato anche uno dei primissimi a interessarsi ai problemi dell’industrializzazione del prodotto e all’applicazione dei nuovi materiali e tecnologie agli oggetti di uso comune.
Nelle parole di Ennio Brion “Di Marco noi apprezzavamo l’inclinazione alla sperimentazione, e non solo di materiali, di tecnologie, altresì di valenze comportamentali: una radio che si apre è un oggetto che ha una sua performance ludica, e questo vale anche per la fonovaligia che nella scocca bivalve risolve, a concorso, funzioni separatamente definite.”
Il sodalizio Zanuso/ Sapper inizia negli anni ‘50 quando il designer tedesco comincia a collaborare con lo studio Zanuso. Dal 1956 al 1971 i due firmano assieme una serie di pezzi fortunati e pluripremiati per brand quali Gavina, Kartell, Siemens, Brionvega (naturalmente) vincendo innumerevoli Compassi d’oro e entrando di diritto nel pantheon del design mondiale.
Il 1964 è un anno molto denso che li vede impegnati in tre progetti di casa Brionvega che avranno grande successo e risonanza. Interessati ai recenti sviluppi tecnici nella lavorazione di nuovi materiali il 1964, per la coppia, si configura come un anno di grande sperimentazione.
Plastic Fantastic
L’introduzione nell’ambito progettuale di nuovi e inusitati materiali, frutto anche dei progressi conquistati negli stessi anni nel campo della chimica aprì a possibilità di forma e di colore fino a quel momento mai tentate.
Gli oggetti apparivano morbidi e sfoggiavano tinte vivaci che si accordavano perfettamente alla cangiante scena culturale; la neonata cultura giovanile, dal canto suo, era pronta a svecchiare e dipingere di colori mai visti una società che stava cambiando alla velocità della luce.
Zanuso e Sapper dal canto loro composero nel 1964 la loro sacra trinità del colore progettando tre oggetti passati alla storia: Algol, Radiocubo e Fonovaligia.
Algol 11″ era un televisore con un concept assolutamente rivoluzionario dato da due elementi particolari: lo schermo inclinato e la maniglia estraibile. Questi due elementi, da soli, sono già il manifesto per un design nomade, per una progettazione che guardi ai comportamenti umani come mutevoli e cangianti. Lo schermo inclinato permetteva di posizionare il televisore anche per terra, la maniglia permetteva di spostarlo dove si volesse.
Algol 11’’ riscosse un successo straordinario ed è diventato negli anni un vero e proprio oggetto culto.
Radiocubo è forse l’oggetto più celebre di quegli anni. Progettata nel 1964 è un vero e proprio inno all’Italia di quegli anni, alle sue trasformazioni e alla sua libertà.
Esposta, oggi, tra gli altri, al Moma di New York e al museo d’arte moderna di San Paolo è stata da subito amata da creativi del calibro di David Bowie che ne possedeva una recentemente battuta all’asta, assieme al suo radiofonografo Brionvega, per 30000 £.
La sua iconica forma consiste di due volumi a forma di cubo: uno contenente lo speaker, l’altro l’elettronica.
Aperta, l’interazione dei due moduli genera l’effetto di stereofonia mentre chiusa diventa un elegante guscio colorato.
Assieme alla Radiocubo la Fonovaligia è un’altro pezzo di design al servizio della socialità giovanile di quel periodo. Si tratta di una valigia contenente una cassa e un giradischi. L’idea fondamentale era la portabilità, l’obiettivo era rendere l’ascolto della musica, fondamentale per la circolazione culturale di quel periodo, un rituale collettivo che si potesse consumare lontano dalla casa dei propri genitori.
Cultura Pop made in italy
Dopo oltre cinquant’anni il nostro obiettivo è di continuare a creare prodotti che durano nel tempo. Oggetti che dimostrano che anche la plastica oggi può essere sostenibile, se trattata e lavorata in un senso conservativo. Oggetti che, come il radiocubo, hanno davanti a loro un lungo futuro.
Guardando al 1964 di Zanuso/ Sapper è difficile non cogliere il nomadismo intrinseco dei tre progetti, e gli sforzi di un design che si vuole fare specchio delle aspirazioni della cultura beat arrivata da poco in Italia, attraverso la musica inglese dei Beatles e dei Rolling Stones, ma nutrita anche dalla lettura degli autori americani della beat generation. Autori tradotti e introdotti nella cultura giovanile italiana da Fernanda Pivano che fu moglie, per un periodo di tempo con il designer Ettore Sottsass che pure lavorò con Brionvega. Sottsass ebbe anche il merito, negli anni ‘80, di concepire lo stile Memphis: un’altra vague estetica che riportò il design italiano sulle prime pagine delle riviste di architettura e design di tutto il mondo… ma questa è un’altra storia.